INFLAZIONE USA MAI COSI ALTA DAL 1982

Continua a salire l’inflazione in America, i prezzi al consumo sembrano orami senza freni e aggiornano ancora i loro record, raggiungendo livelli che non si vedevano da 40 anni, aumentando le pressioni sulla FED per le decisioni sui tassi di interesse di Marzo 2022.
L’indice dei prezzi al consumo è salito del +7.5% rispetto all’anno precedente, dopo un rialzo a dicembre del 7%, e anche su base mensile, la curva on sembra rallentare, con un aumento dello 0.6% a gennaio, ancora trainato a rialzo dalle componenti food, energy e housing.
Come sappiamo il dato comprende le componenti più volatili, come cibo ed energia, ma nostro malgrado anche epurando il dato sopracitato e andando a valutare il solo core, gli aumenti sono stati del 6& su base annua, toccando i massimi dal 1982.
I dati pubblicati oggi pesano sulle decisioni della FED attese per il 16 Marzo di alzare il costo del denaro al fine di arginare la corsa a rialzo dei prezzi, che all’attuale ritmo di crescita erode rapidamente gli attuali aumenti salariali, inficiando sui consumi e sulla ripresa economica post pandemica.
Il mercato del lavoro viaggia a pieno ritmo, con una disoccupazione al 4% e salari in aumento, ma non abbastanza da tenere il passo con l’inflazione, infatti il salario orario medio corretto all’inflazione è calato dell’1.7% a gennaio rispetto allo scorso anno, segnando il decimo calo consecutivo.
L’attuale rilevazione dei prezzi al consumo vede un incremento dei prezzi degli affitti, che sono da sempre considerati una componente strutturale dell’indice, insieme ai prezzi delle case , che sono meno volatili rispetto al food ed energy, e pertanto più difficili da ridimensionare diventando una chiara minaccia per l’obiettivo di contenimento che si propone la banca centrale.
Su base annua i costi di beni sono aumentati del 12.3% a gennaio , mentre i servizi del 4.6%, toccando il massimo da 31 anni.
Il tasso di inflazione che vivono gli Stati Uniti, rappresentano una forte minaccia ai piani di Biden , che vede ridurre i margini di manovre per l’attuazione del suo piano di stimoli, che potrebbe fomentare ulteriormente la salita dei prezzi e pertanto essere ridimensionato dal Congresso.
La reazione del dollaro americano è stata prima di esplosione a rialzo, portando il dollar index alle aree di 96.00 per poi ripiegare con violenza fino ai supporti di 95.15, per stabilizzarsi ai valori medi delle ultime 6 giornate di contrattazione.
Marzo si avvicina a grandi passi e le aspettative degli operatori, non tarderanno a farsi notare sul mercato, rimaniamo pertanto vigili perché la fase di alta volatilità sui mercati potrebbe essere solo agli inizi.
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